Qualche tempo fa, forse settembre, forse prima.
Dice Madre: dice ha chiamato tale cugino dalla Puglia dice
la figlia maggiore si sposa, dice siamo invitati. Tutti.
Dico Io, dico: Madre ti hanno detto perché?
Dice
Madre: perché si amano, dice, non sono tutti cinici come te!
Dico Io: resto zitta.
Penso.
Penso..
Penso…
Dico: Andiamo, tutti!
Dice
Sorella: mi prendo i giorni a lavoro!
Dice
Sorellina: salto due giorni di scuola!
Dice
Madre: Ottima idea, chiamo! (È felice)
Esclamo
io: doggie bag!
Dicono Madre, Sorella e Sorellina: zitte.
Dice
Padre: ok!
Pensa
Padre: e io pago.
Organizzazione:
Dice che ti metti , che ti porti dico, sono solo tre giorni
e uno è sarà quello del matrimonio. Dice cosa indosserai? Dico bo. Dice sarà a
fine ottobre, dico ci vogliono le calze, dice pantaloni? Dico bo. Dice gonna?
Dico bo.
Sorelle rinunciano sospirando
Penso io: sarà una bella esperienza, penso. Sono anni che non si fa un
viaggio tutta la famiglia (ricordi) tutti insieme. Penso sarà bello, penso. E
poi Doggie Bag.
Osservo: valigie, macchina, sveglia presto, sonno, tutti
pronti? Si! Dice Sorellina: perché io al centro? Dice Sorella: quando ci
fermeremo per una pausa faremo cambio, penso io: non accadrà. Lo pensa anche Sorellina.
Durante il viaggio osservo, ascolto, guardo, penso. Mi godo
l’Italia che si trasforma, prima il mare, poi la campagna, poi gli Appennini,
poi il versante adriatico, ma il mare è lontano, poi padre mette gli ABBA e
tutti cantiamo (Doggie bag) poi pausa
colazione in autogrill. Penso: spero il cappuccino sia buono. Osservo la ma
famiglia, sorridiamo tutti. Padre e Madre tornano indietro nel tempo e ci
vedono bambine. Sorridono. Mi commuovo (Doggie bag!). Il cappuccino non è dei
migliori e il cornetto sembra di cartone ma tutti intorno emanano energia
positiva, anche sorella che pensa di non essere in forma perfetta, ma come
sempre è bellissima.
Penso
io: non potevo avere idea migliore.
Giorno 1:
Arrivo: Puglia. Mattino.
Odori, colori, sapori, risate, pranzo, incontri,
passeggiate, campagna, risate (risate!), abbracci e io abbraccio, sorrido
ancora. Sono felice. Respiro. I fiori odorano di fiori, la terra rossa, l’orto
del parente, l’invito a pranzo della cugina, la sua famiglia, la bambina di tre
anni che è la risposta umana a shazam (provare per credere, adoro!), formaggio
fatto in casa, risate, senso della famiglia. Osservo: Padre e Madre sorridono
con gli occhi quando raccontano come siamo partiti tutti insieme, sorelle
radiose, io mangio e mi godo lo spettacolo. Doggie bag!
Penso:
sto bene.
Dicono:
Riposiamoci un po’ poi ci facciamo una passeggiata e poi a cena dal cugino
padre della sposa. Penso: ok, regolati ché domani hai un vestito in cui entrare,
gli sguardi della mia famiglia dicono lo stesso. Sorrido. E poi è carne dal
sapore di carne, verdura dal sapore di verdura, mozzarella dal sapore di
mozzarella, ancora risate.
Dice cugina: dice tu non ti sposi?
Dico Io: no,
dico, io mangio. Tutti ridono, penso io: uff… salva.
Osservo:
famiglia, valori, piccole liti, nuovi nati, risate, una neonata vomita,
cacchio, penso io, che getto! Le hanno fatto il vaccino mi informano, povera
neonata penso, domani starà meglio mi dice la neomamma, quindi stanotte non
dormi le rispondo col pensiero io. Ma sono felici anche loro: la neomamma, il
neopapà, la neonata.
E sorrido. Doggie
bag.
È ora di andare a dormire dice Padre, domani sarà una bella
giornata, tutti sorridono e il padre della sposa è radioso e stanco e senza più
un soldo, ma è felice. La Madre della sposa pure. Padre e Madre sorridono. Io
sorrido. Li guardo, contrariamente al passato ora non credo di essere tipa da
matrimonio ergo non gli provocherò mai quel sorriso. Ma forse le mie sorelle…
forse.
Siamo stanchi, dico. È ora di dormire.
Giorno 2:
Il Matrimonio:
Altra sveglia presto. Siamo in cinque e dobbiamo prepararci
tutti. Padre prepara la colazione. Vorrei godermi la mattina presto in
campagna, penso. E quindi esco. Passeggio nel giardino, mi avventuro per
cercare l’orto e un gatto mi fa compagnia. All’interno ascolto la mia famiglia
prepararsi all’evento, immagino mio padre leggere il giornale e mia madre
chiedere alle mie sorelle consigli su questa o quella collana. Spettatrice
dello spettacolo che ho contribuito a inscenare, guardo l’azione come in un
film muto, pigolii e muggiti lontani e il miagolio del mio compagno di
avventura come sottofondo. Odori di natura e di benessere mi coccolano e il
sole tiepido e timido dietro la foschia
mattutina mi scalda. Penso io: è il paradiso, penso. Un posto dove la vita non
è reale, dove a problemi, depressioni e tempo che passa non è possibile
entrare.
E sorrido. Doggie Bag
Due ore dopo eccoci lì, come tradizione vuole, in casa della
sposa; foto, sorrisi, stress, estetiste, parrucchiere, fiori, foto, che viso
particolare mi viene detto, io e sorelle sorridenti, foto, io che mangio i
confetti, cugina che mi rapisce e mi chiede aiuto per taglio del nastro,
organizzazione dei paggetti e tutti giù ad aspettare la sposa. Bella, raggiante
e rilassata. Lei. Tutt’intorno sorrisi, più o meno sinceri, il mio lo è.
Ma lo sposo… lo sposo meriterebbe un trattato a parte.
Sempre. Sti maschietti tanto gaggi più o meno attaccati alle gonne di mammà (un
po’ come noi femminucce ai sorrisi del babbo) che tu gli chiedi lì su due
piedi: strizza? E loro: naaaa macché.. E poi lei entra. E succede la magia. Ogni
volta. Negli occhi di lui. E questo in particolare di lui mi ha fatto
sciogliere il make up. Vestito di tutto punto con tanto di cilindro e bastone
pomellato, tutto accessoriato di sorriso fiero e finta tranquillità, si gira
verso l’entrata e la vede. È un lampo: lei gli sorride che pure sotto al velo
emanava amore e lui immobile e se non avesse avuto quel bastone forse sarebbe
caduto. E i suoi occhi in un attimo si sono riempiti. Di amore, di bellezza, di
lacrime, di felicità di paura e di curiosità. Niente scenette preparate, solo “ciao amore” e mano nella mano hanno iniziato
la loro vita insieme. Non finirò mai di ringraziarli per quella scena. La mia
doggie bag preferita.
Penso io:l’Amore in
tutte le sue sfumature è cosi meraviglioso,così sofferente, così buio, così
accecante, così rilassante, così frenetico, così estemporaneo e reale che
affascina tutti, anche una cinica estremamente romantica come me. Doggie Bag.
Rifletto. Il viaggio, tornare bambine, ricordi di quando ero
ancora figlia unica e di quanto sia innamorata delle mie sorelle, di quando le
ringraziavo per essere finalmente nate e venute da me, di essere le mie amiche
migliori e le mie compagne di gioco, di essere le mie incazzature perché “Smettila
di rubarmi i vestiti!”, di vederle cianciare tra loro e chiedermi consigli, di
guardarle e immaginarle ancora bambine con gli occhi trasparenti e sussurrargli
“ve lo insegno io il mondo, ve lo dico io quanto fa male l’amore e quanto sia
meraviglioso amare, vi proteggo io”. Le mie Donne. E poi ancora l’auto che va,
scivola sul serpente d’asfalto. Siamo sempre noi cinque, solo più vecchi. I
miei genitori, che sopportano il mio carattere, dovrei dirglielo che li amo, ma
è una cosa talmente forte che fa paura.
E non lo dico.
Ho tutto quello di cui ho bisogno, tranne la libertà di
godermelo, tranne la possibilità di rinchiuderlo in una bolla riparato dal
mondo.
“…Penserei volentieri
ad altro. Ma so che devo tentare di scrivere ogni cosa finché rimane ancora in
me una traccia del bambino che ero.”
Jostein Gaarder “L’enigma del solitario”