venerdì 19 ottobre 2012

BRAVEHEART

Mi sono decisa. Stamani mi sono preparata e, carica di fiducia e di un notevole strizza, ho preso il treno per Roma, la metro fino a Manzoni e poi Via Santa Croce in Gerusalemme fino al civico 83c. L'appuntamento era per le 10.30 ma io sono arrivata con largo anticipo e quindi ho percorso parte della via (in entrambi i sensi di marcia) plusieurs fois. A Roma si può fare, passi comunque inosservata, nessuno nota la tipa che cammina avanti e indietro fissando le vetrine dei bar. Almeno spero. Giunta l'ora sono entrata, ho salutato la persona con la quale avevo appuntamento e dopo diverse chiacchiere siamo arrivate alla conclusione. Mi sono iscritta al corso che tanto ho desiderato fare ma che non ho mai avuto il coraggio di iniziare. 

Un nuovo inizio (l'ennesimo?).

Vi terrò aggiornati.

venerdì 12 ottobre 2012

Riminescenze.

Ho riletto alcuni dei post del mio vecchio blog, quello che avevo chiuso perché "ormai sono diventata grande per quel genere di cose" e mi sono resa conto che oltre a non essere minimamente cambiata, oltre che cresciuta, le mie dislocazioni mentali sono andate peggiorando. Solo che prima ero più figa.

Prima scrivevo:


martedì, 22 gennaio 2008
...non esiste! c'è sempre qualcosa che ti turba, che non ti sta bene, è tipico degli umani, credo, criticare tutto. Oggi sono andata in facoltà a cercare di capirci qualcosa: mi è salita una depressione degna di un pesce rosso: non si trovano più i prof e 1 corso del quale ho l'intera bibliografia è stato annullato lasciandomi con libri inutili e un esame sconosciuto inoltre ora dovrò sorbirmi tutti i vari " se lo avessi fatto quando...." o " ma scusa non potevi pensarci prima?" e molto probabilmente sono proprio queste le mie più fastidiose dita rigirate nella piaga, perché sono perfettamente cosciente dei "se" e delle possibilità che mi sono giocata senza che tutti ogni volta mi facciano sentire la cacchina di persona che sono. fatto sta comunque che domani ho appuntamento con un prof e ora manderò email a tutti i docenti della facoltà cosi almeno qualcuno mi spiegherà cosa devo fare dopodiché si va avanti con l'esame da preparare in minor tempo possibile (e del quale aspettiamo desiderosi di sapere dove si svolgerà).
brutta storia.

Ora scrivo:

...
e basta.


martedì 25 settembre 2012

Il mio solito culo.


The answer, my friend, is blowin in the wind... The answer is blowin in the wind.
 Mio caro Bob, la conosci la rosa dei venti? No perché io probabilmente non ho capito di che vento si tratta. Devo rivolgermi a nord e farmi prendere una pleurite ascoltando la tramontana o a sud e svegliare i reumatismi aspettando lo scirocco? Avresti anche potuto essere un po' più chiaro non ti pare? Di venti ce ne sono tanti: grecale, libeccio, maestrale, bora... Inoltre, devo andare in America e consultarmi con uno dei suoi venti o sette anni in Tibet e studiare i suoi o basta la corrente che si forma quando lasci porte e finestre aperte in casa? Si, ok, il vento arriva ovunque e secondo te dovrebbe poter in qualche modo essere a conoscenza delle risposte dei grandi perché che affliggono gli uomini da sempre. Dovrei saper ascoltare? Sono io il problema? No perché a un certo punto uno si stanca di essere pieno di quesiti spacca cervello senza avere la benché minima ombra di un indizio di risposta. Tipo: perché sono accidiosa? Dei sette peccati capitali, non poteva capitarmene uno un po' più figo? Tipo per venire in incontro alla tua teoria del vento, non potevo essere lussuriosa così da capitare nel girone adatto e essere spazzata a destra e sinistra da un uragano?? No. Io sarò costretta a correre dietro uno stendardo di un colore indefinito e decisamente fuori moda per tutta l'eternità senza sapere il perché. Praticamente le risposte sono fuori per strada e io vivo in un angolo riparato con aria condizionata.. Il mio solito culo.

lunedì 24 settembre 2012

umori discordanti

Questa è una cosa che ho scritto circa 2 settimane fa. L'ho appuntata sull'ipod e poi l'ho lasciata li. Credo descriva appieno la mia lunaticità non che lo schifo nei confronti della società.



Da grande voglio fare l'osservatrice. Nulla a che vedere con l'amazza vampiri ne con i cacciatori di talenti, io voglio osservare e fare tesoro di quello che vedo. Che poi e una cosa che ho sempre fatto fin da bambina, osservare cose e persone, immaginare le loro vite o funzioni al di fuori di quel momento specifico, come ogni loro espressione o azione potesse modificare una situazione o addirittura l'interlocutore o semplicemente un'altra persona che in quel momento si trovava ad osservarli. Come adesso del resto. Sono seduta su una panchina, in un parco, e osservo: tredicenni in amore, amanti della fotografia, coppie consolidate, fidanzatini che si scambiano sguardi amorosi che eloquiscono pensieri tanto importanti quanto effimeri, il cane che chiuso nel recinto corre spensierato godendosi quel barlume di finta libertà e di rimando un piccione osserva la scena appollaiato sul ramo di un platano per poi darla in barba al quadrupede e volare via... 

Volare via, spiegare le ali, aprire il paracadute, mettere in moto il cervello, correre velocissimi e non curarsi del vento che scansa i capelli dalle orecchie. Lasciarsi andare alla vita e VIVERLA appieno. Questo voglio imparare dalle mie osservazioni. Come si vive e come si affronta l'esistenza. Oppure arrivare a capire perché le persone non si lavano le ascelle porca miseriaccia lurida!!!!! Oppure perché mi rompono i coglioni mentre tento di scrivere qualcosa di sensato manmaggia il clero pervertito!!! Quanto mi fate incazzare masse informi di ciccia molliccia
Sostenuta da scheletri sbriciolati e crani talmente vuoti che potrebbero essere occupati coattamente da primati circensi dediti a sodomia e autoerotismo secrazionLe che allo stato della vostra vergognosa demenza potrebbe solo disinfettare le vostre schifosissime pareti cerebrali. Io vi odio non siete altro che carne da macello siete la vergogna del vostro genere stesso siete la sottospecie di voi stessi e meritate le vostre carni flaccide le vostre carie e l'odio incontrastato di dio onnipotente. Siete il frutto di un clistere fatto ad un elefante indiano. Siete la cacca di un chiwawa californiano pestata da un obeso capitalista politico statunitense. Manco le mosche vi si posano sopra. Fate troppo schifo. Usate gli avverbi con la convinzione di sembrare più intelligenti e invece allungate una zuppa già pregna di niente. Lo schifo di voi stessi. Non meritate neanche di essere ricordati. L'oblio e l'angoscia senza fine vi meritate. Vivete per ovviare alle aspettative di individui più meschini di voi e date un senso a schifosi agglomerati di rumori insulsi messi insieme da pseudo musicisti. Siete spettatori ignoranti di un quadro post moderno in cui millantate di vedere un significato profondo. Non meritate di aver vissuto la spensieratezza fanciullesca che vi e stata tanto generosamente regalata e che avete sprecato allenando i pollici su consolle che hanno infradiciato le vostre anime un tempo docili.. Vivete col terrore di apparire e non godete della bellezza di una nuvola o dei mille verdi delle foglie degli alberi. Sbadigliate di noia ma il vostro cervello non ossigena e non ve ne rendete neanche conto. Meritate le vostre vite piatte e le vostre inevitabili morti accidiose. E io odio me stessa più di quanto odi voi per il solo motivo di darvi a questa importanza..

Devo segnarmi in palestra.

lunedì 10 settembre 2012

l'eleganza della tartaruga.

Ho una tartaruga. Avete presente quei carinissimi piccoli ovali verde bottiglia tutti arroccati su un pezzo di sughero in un acqua terrario nei negozi di animali? Ma si proprio quelle che ti vendono a dieci euro l'una e tu pensi "maccheccariiinaa ne voglio una" e poi ti ci vogliono altre cento euro per comprare: vaschetta, sasso per farla tuffare, mangime, vitamine, filtro per il ricircolo dell'acqua, palmetta in plastica perché è figa, sassolini per ravvivare l'ambiente e finto pesce per farle compagnia?? Ecco proprio quella. Io ne comprai due. Tarta e Ruga, un classico. Tarta era la mia, Ruga era quella del mio ex. Tarta è schiattata dopo neanche 3 mesi, le è preso il raffreddore, la mia tartaruga è morta di raffreddore tra le mie mani (immaginate tutta la depressione e le scene plateali che ne sono derivate, sensi di colpa, terrore del Karma, destino avverso, scenari premonitori...). Ruga è ancora viva. Dalla grossezza della coda si pensa sia maschio. Lo stronzo. Cresce a dismisura, mangia voracemente, tenta l'evasione, fa la cacca subito dopo che gli ho cambiato l'acqua e disdegna i gamberetti essiccati perché è talmente viziato che mangia mazzancolle e alici vere (colpa di mia madre). Del bel colorito verde non gli è rimasto più nulla, ora è marroncino verdastro palude della Luisiana, ha  una faccia da cazzo di quelle chettelodicoaffare e bivacca lanciando sguardi torvi a qualsiasi essere semovente: me, la mia famiglia, i miei cani, la zanzara di turno, il ragno nell'angolo.

Ho una tartaruga maschio e la odio. Non perché sia maschio ma perché vive. Mi rendo conto di imputare troppa importanza al suo modus operandi, è che purtroppo per lui è stato il primo essere che ho guardato in faccia quando ho sfanculizzato l'amore della mia vita, quando mi si è sfasciata la macchina, quando ho compiuto 29 anni e mi sono resa conto che i 20 non sarebbero mai più tornati, quando Rose non ha fatto salire Jack sulla porta, quando apro il frigorifero la mattina e non c'è il latte, quando il latte lo trovo e mi arriva una randellata dietro la nuca perché lo sportello sichiudedasé. In tutti questi casi io mi giro e lui mi sta guardando, coi suoi occhietti socchiusi e la zampa-pinna posteriore sinistra (o destra) messa in un perfetto arabesque. E lo odio. perché lo so che in in quei momenti lui gode della mia sofferenza, perché io so che il raffreddore a Tarta gliel'ha passato lui, perché io so che lui mi odia per averlo separato da tutti i suoi amici ovoidali verdissimi e coccolosi per il solo motivo di alleviare una voglia di maternità che non sarebbe durata molto, perché lui lo sapeva già che avrebbe vissuto in una patetica vaschetta di plexiglas coi sassetti fluorescenti, un pesce finto e la palmetta di plastica (il sasso lo ama, lo stronzo) lui sapeva già che io avrei riversato il mio odio nei confronti dell'umanità intera tutto su di lui. Lui sapeva tutto. Era un ovetto intelligente e menefreghista piuttosto che previdente e per questo l'ho amato sin dal primo momento.
 Lui era come me.

Punto e a capo

Intervalli Regolari.
Ritorno alla vita.
Un week end provvidenziale.
Frasi rubate.
Orecchie da mercante.
Sta scattando l'ora X.
Mojito!!!

Tentativi fallimentari di riorganizzazione psicologico-letteraria. La botta di vita, lo spronamento alla vita, l'abbandono (fittizio?) dell'accidia sentimentale, lavorativa e sociale. Il ritorno al sorriso e il vento tra i capelli. Avevo dimenticato quanto fosse divertente e gratificante il complimento di un uomo e la stima dei genitori, quanto fosse importante l'abbraccio di un'amica o quanto potesse essere amabile rimanere sospesa in acqua e farsi cullare dalle onde. 

A un certo punto Lei scorse un prato, dapprima il suo sguardo fu rapito dalla recinsione, una rete alta apparentemente insormontabile, le sembrava impossibile raggiungere quella meraviglia. Poteva sentire l'odore delle spighe di grano riscaldate dal sole, il profumo della lavanda e riusciva a percepire perfettamente la sensazione di tranquillità che dava il profumo di terra bagnata dalla rugiada del mattino. Ma la rete... quella orribile e interminabile recinzione che la separava da tutta quella meraviglia "la voglio. si disse. Voglio quei profumi, quei colori, quella Vita..." e cosi iniziò a camminare intorno alla barriera, la sfiorava con la mano cercando un punto debole, voleva, doveva entrare in quel giardino. Sentiva le parole di sua madre nella testa che continuavano a ripetere "la perseveranza è la dote della vita, se vuoi una cosa devi fare di tutto per ottenerla, un rimorso è piu doloroso di un rimpianto" e Lei perseverava, cercava disperatamente il punto debole del suo ostacolo e lo trovò. Una piccola crepa, un anello mancante, una falla quasi impercettibile.. una spaccatura che le permise di entrare. Una volta dentro tutti i suoi perché si affievolirono. Tolse le scarpe e permise alla terra umida di baciarle i piedi, alle spighe di grano di carezzarle i fianchi, ai papaveri di solleticarle i palmi delle mani e alle lavande di abbracciarla. Respirava, catturava a pieni polmoni tutti i profumi che poteva, li teneva un po dentro di se e poi li ridonava al vento... liberi... Dio come amava trovarsi li, sdraiarsi e accoccolarsi in quel paradiso, ascoltare i suoni della natura e sentirsi finalmente in Pace..

Sono testarda. Lunatica. Piena di vita. Amorfa. Sono un mix. Sono un prato di campagna.

Di notte, il momento più buio è quello immediatamente precedente al sorgere del sole. 

La Sciby.

mercoledì 25 luglio 2012

Once Upon A Time





Meno sai meglio stai...


Perle di saggezza e immagini eloquenti. Sguardi trasparenti e nuove sensazioni.

La vita è una ruota che gira, a volte è veloce, cosi furiosamente veloce che ti senti come quando per la prima volta sali sulle montagne russe, l'adrenalina impazza nelle vene, l'iperventilazione ti cattura e ti solletica un senso di onnipotenza che scatena i sorrisi. I grandi sorrisi, le enormi risate, rumorose, che sembrano tuoni, dai quali fuggi ma che ti affascinano e li cerchi, li vuoi, li desideri. Scosse di adrenalina che ti percorrono e percuotono i nervi che da bravi, di rimando, rilasciano felicità. Eccitazione. poi tutto tace, torna il sereno. La calma. Il silenzio. E se sei fortunato rivedi subito il sole, oppure vaghi con le nubi, ancora cariche di elettricità che però si allontana da te, silenziosamente e inesorabilmente. Incauta ti dici che i temporali torneranno e che le scosse che tanto ti piacevano saranno di nuovo li a scaldarti il sangue. Le aspetti. Le cerchi. Le vuoi.
In fondo ogni fine porta un inizio, ogni lasciata è una nuova presa e attendi. Attendi le nuove scariche e le nuove risate.Vaghi cieca nella desolazione delle tue perdite. Piangi sensazioni che non sapevi di avere e sconvolgi il tuo cervello facendo i conti col tuo corpo. Riduci a brandelli la tua dignità lontano da tutti, desideri di non vedere più il mattino perché tu il tuo oro ce l'avevi, scalci sbraiti e massacri la tua anima per essere stata cosi poco reattiva in passato, soffochi tutte le tue urla col pugno del cinismo, eviti di nutrirti perché non vuoi sentire il sangue che scorre nelle vene, che arriva al cervello, che ti fa pensare. Arrivi a proteggere gli altri de te stessa perché sei marcia dentro, piena di rancore, di odio, di cattiveria e di oblio. Ti ribelli a Dio, lo aggredisci e gli poni quesiti che non troveranno mai risposta, sei talmente piena di vuoto che straripi lacrime amare dagli occhi senza neanche rendertene conto. Odi la vita, odi quello che hai avuto e chi te l'ha dato, chi te l'ha fatto scoprire, vorresti non aver mai vissuto...
 E poi succede qualcosa: all'inizio non ti rendi conto, non comprendi cosa sia, pensi siano solo solo smorfie, spasmi muscolari che tirano la bocca e la fanno apparire come una mezza luna, non te ne accorgi, perché sono involontarie, sono riflessi di ricordi lontani. Poi realizzi che i ricordi sono per definizione qualcosa che rimanda al passato, situazioni che non torneranno più e che, in qualche maniera, ti hanno dato l'ennesima lezione di vita. Solo in quel momento, nel momento in cui prendi coscienza che gli spasmi ti danno l'energia necessaria per ricominciare a respirare, inizi a cercare una superficie riflettente, non ancora uno specchio, perché sei cambiata cosi tanto che hai paura di conoscere la nuova te, ma sei curiosa di sapere come sarà il tuo prototipo di persona. Nuovo di zecca. Ti avvicini lentamente, timorosa di non piacerti e di scottarti di nuovo, mezzo passo dopo l'altro, lo sguardo basso perché, oh, mica è semplice! e più ti avvicini più senti qualcosa che si muove dentro di te, quella strana sensazione che ti riporta al vissuto, quel tremolio, seppur debole, in un punto indefinito del corpo; saranno le braccia? La testa? Gli occhi? Le gambe? Cominci a cercare, accarezzi  delicatamente il tuo corpo con la paura che ti attanaglia le viscere, le dita tremano e i polpastrelli si ritraggono non appena iniziano a sentire il calore che emana la tua stessa pelle. Ti fai coraggio, respiri, deglutisci e con la delicatezza di una mamma che accarezza per la prima volta la sua creatura tu riesci a percepire il tuo corpo, i tuoi capelli, poi i tuoi occhi, ancora chiusi che tremano anch'essi, il tuo respiro, che ti accorgi essere caldo, scivola sul palmo e quasi ti sveglia da questo sogno ma continui! Prendi forza e avvicini  gli indici e i medi alle labbra, sfiori quella mezza luna che ti sembra socchiusa in un ghigno di pace. tremi ancora e questo ti rende consapevole di essere viva. provi a socchiudere gli occhi e il cuore inizia a rullare, forse non sei ancora pronta o forse sei solo vigliacca o forse le convinzioni sociali... Ma dentro di te lo sai, una nuova percezione inizia a muoversi e tu la lasci li, la custodisce il seno e sfiori anche quella parte di te, non vuoi perderti niente vuoi sentire quel tremore e mentre con una mano ti tieni lo stomaco con l'altra senti il viso contorcersi, le guance ritrarsi e in testa il silenzio dei pensieri da vita a un rumore assordante e piacevole come una cascata e profumato, come il mare d'autunno o i prati verdi d'Irlanda. Inizi a percepire la voglia di volerne di più, ritrovi immagini sbiadite di sirene, di fate, strofe di canzoni che si accavallano e prendono forma su bocche altrui, odori di lenzuola pulite e solletico di moquette tra le dita dei piedi. Le labbra stanno già contraendosi per scoprire i denti, ma non vuoi sorpassare questo momento, vuoi godertelo fino in fondo e tremi ancora e timidamente proteggi quella smorfia che  ancora stai sfiorando con la mano. L'attimo primordiale della percezione. Il tuo primo, nuovo sorriso. 

mercoledì 4 luglio 2012

Anima Fragile

...e tu chissà dove sei, Anima Fragile... che mi aspettavi immobile, ma senza ridere...

Stamattina canta Vasco Rossi. Povera Lei che periodaccio. Si sveglia per forza d'inerzia e va avanti per la sua vita: Auto-lavoro-lavoro-auto-casa e, per fortuna, i suoi splendidi fiori, le sue amiche. ogni tanto si concede pensieri positivi comprando scarpe che non indosserà e costumi da bagno che userà pochissimo. Le danno speranza, come tutte le cose nuove, le fanno credere in un nuovo inizio, ma poi si rende conto che sta li, ferma in stand-by. Mai nella sua vita avrebbe potuto pensare di poter subire una delusione cosi grande, ma A. l'aveva avvertita! La felicità si raggiunge solo nel momento in cui arranchi per arrivare allo scopo perche si sa, dopo la salita c'è sempre la discesa, o peggio, la pianura. Vive momenti di euforia seguiti da totale sconforto. Sogna ancora l'Irlanda ma spera diventi un isolamento. A volte è serena, sta bene per una serata intera, si sente coccolata e bella, si sente la donna cazzuta che voleva essere, immagina situazioni romantiche, spettacoli di tramonti da vedere su una barca in mezzo al mare, la spiaggia di notte e occhi che riempiono i suoi sguardi. Immagina che gli odori che sente le riempiano l'anima, profumi agrodolci di campi appena arati e salati di vento di scirocco. Chiude gli occhi, inspira con tutta la forza che ha e poi espira; la felicità, i sogni, la vita. Si chiede se un giorno tornerà a sorridere col cuore, se ritroverà protezione tra le braccia di un uomo, se imparerà ad apprezzare i piccoli gesti o se semplicemente riuscirà di nuovo a fidarsi delle sue emozioni. Qualcuno le ha detto che se i pensieri interferiscono con le emozioni allora queste non sono poi cosi forti. Verità. Ma lei pensa, lo fa di continuo, non si lascia andare per paura che le sue azioni si ripercuotano ancora una volta nelle vite altrui, della sua famiglia, dei suoi amici... forse ha solo bisogno di tempo, ma lei vorrebbe vivere e sorridere, vorrebbe sentire il cuore esplodere di felicità e tranquillità. Vorrebbe rimanere sola e avere qualcuno con cui parlare sempre (i suoi fiori meravigliosi, quanto li ama!)

Il problema grande è la delusione. "stringevo con tutta me stessa un pugno di fumo e per la curiosità di sapere quanto potesse essere denso ho aperto la mano..ed è volato via...". questo è quello che continua a ripetersi... Vuole fuggire ma si sente vigliacca, vuole restare ma è terrorizzata, vuole fidarsi di lei stessa ma ha paura. Crede di essere troppo propensa alle esplosioni e ai fuochi di paglia, ergo non riesce a vivere e le si blocca il respiro.

Ma un po di speranza in lei è rimasta. In fondo dopo una fine c'è sempre un inizio.

...e la vita continua anche senza di noi, che siamo lontani ormai.. da tutte quelle situazioni che ci univano, da tutte quelle piccole emozioni che bastavano.. da tutte quelle situazioni che non tornano mai (più)...

venerdì 8 giugno 2012

La Discesa.

"Siate come la piccola supposta che  quando è chiamata a fare il suo dovere lo fa fino in fondo e senza mai guardare in faccia nessuno. Si mette in cammino cercando umilmente la propria strada. e se qualcuno gli si piazza davanti con arroganza dicendole "lei non sa chi sono io", intimamente sa già che non può essere altri che una stronzo."

Proverbi cinesi. Ci pigliano sempre. Ultimamente si sta affidando spesso a loro, un po per giustificare le sue sensazioni un po per consolarsi da esse. Sono stati dieci giorni un po strani per Lei, A.è incazzata nera, non l'ho mai vista cosi... io sono triste, perché Lei non sta poi benissimo, dice di si, ma io la conosco, non sta bene. Il problema è che non capisce se è depressa o arrabbiata o stanca o sconcertata... vuole ponderare le sue decisioni ma poi cede alle sue emozioni, non resiste alla fisicità e poi non sa se sta seguendo la giusta via... mi preoccupa perché va avanti a caffeina e nicotina, perde peso.... vuole scrivere ma non ci riesce, si sente una supposta... A. dice che Lei doveva lasciarsi andare di più, io dico di no, sono più moderata... e poi non l'avete vista, era distrutta, come se tutto ciò che di più bello aveva fosse solo un'utopia, un castello di carte, si è sentita sola, abbandonata, illusa e basita. Troppi pensieri. sta cercando di riprendersi ma non è esattamente convinta di farcela... fa metafore su vasi rotti, pugni di fumo, mele platoniche divise con coltelli non arrotati... non va bene povera Lei... Fa discorsi meticolosi per ottenere delle risposte e non fa altro che porsi nuove domande. Non so come andrà a finire, speriamo bene, sta sprofondando in un abisso e ascolta troppa musica... era meglio quando non pensava...

venerdì 11 maggio 2012

Di Nascosto da Lei


Buongiorno. Sono le 7.39 di uno splendido mattino di  un Sabato di Maggio, tiepido, assolato e immerso nel silenzio della periferia… Adora i Sabato mattina, la fanno sentire in pace con se stessa almeno fino alle nove del mattino quando si scatena il putiferio che dura fino circa alle venti della domenica sera. In periferia.

Questo sabato mattina però è cominciato diversamente dagli altri, Lei si èsta svegliando con una strana sensazione, un senso di irrequietezza. Sono accadute cose questa settimana e Gino sta frullando come la centrifuga di una vecchia lavatrice rumorosa. Qui è tutto in subbuglio e “Houston, abbiamo un problema”.

La vita cambia, questo è quello che pensa ogni giorno, ogni minuto. Verranno tempi migliori, devo accontentarmi, si lui mi ama lo so, da quando mi interessa sapere se sono o non sono bella? Perché ogni volta che sta per arrivare l’estate mi incupisco invece di essere delice e spensierata e passeggiare al sole? Perche non voglio abbronzarmi? Beh si ho sempre amato la solitudine e circondarmi di poche persone,  cosa mi infastidice realmente?

Sono solo alcune delle questioni che si pone. Il suo problema è che pensa, pena, pensa… produce pensieri di ogni genere, è insofferente, ha sempre sto senso di fallimento, si sente soffocata, poi vede un bambino e pensa che la vita sia una cosa meravigliosa, poco piu tardi odia tutti e vuole andare a vivere in Finandia perche anche l’Irlanda è troppo caotica in quel momento. Io glielo dico spesso Keep Calm and Carry On e lei mi ascolta, ma poi pensa di nuovo! Io l’avevo avvertita di non tirare fuori Veronica che poi avrebbe svegliato Sara e poi le adolescenti…. Cretina lo sai chi c’è insieme a loro?? Neanche la voglio nominare… che poi io c’ho parlato con A. ed è proprio una Donna cazzuta, caspita! Il suo problema è che non vuole fare i conti col passato e obbliga Lei a tenerla nascosta altrimenti poi scappa… è come un cucciolo la prima volta al mare, se lo liberi e lo lasci correre non lamentarti se poi lo perdi e rischia di non tornare piu… tutto ha bisogno di educazione e nonostante A. sia decisamente educata nonché pungente piuttosto che intelligentissima, non dimentichiamo che è una manipolatrice e pure un po’ zoccola (ma solo nel senso che si fa odorare e difficilmente si lascia avvicinare).
A.”Lascia fare a me, la vita è una Lei la sta sprecando”

Io “Ma non sta sprecando proprio nulla, cazzo dici? Che vuole di piu? Ha un lavoro, ha un uomo, ha una famiglia, è indipendente e ama la vita (a volte).

A.      “ Sei un’illusa…. È un’edera… deve viaggiare… lascia solo che trovi l’appiglio giusto”
Io     “Si vabbeh A.! A forza di stare li dentro e a stretto contatto con gli emo, ti sei bevuta il cervello!

A.        “Staremo a vedere… lasciamola fare…”





Mi spaventa sta Donna…  io Lei la devo proteggere, mi ha creato apposta! Mi carico quando la vedo ridere spensierata e mi rattristo enormemente quando mi rendo conto che fa finta di essere spensierata e felice per gli altri mentendo con la messaggistica e nascondendosi dietro faccine sorridenti… A. direbbe che Lei si sente cosi perche qualcuno le ha fatto toccare il cielo con un dito e poi si sa quando succede, poi è tutto in discesa… “è come un orgasmo, spiegherebbe A. (è tipico di lei!) nel momento in cui senti che sta arrivando perdi la testa, quando arriva vorresti non finisse mai e ti elevi a livelli mentali  e fisici stratosferici, sei nel posto perfetto al momento perfetto ami tutto e tutti, sei bella, sei speciale, esplodi… e nello stesso momento in cui è li già ti sta abbandonando e ti lascia fiacca un po stanca e felice fino a quando non ti rendi conto che è tutto finito..  e puff sei vuota”.



Avete capito come ragiona? Capite perche devo aiutare Lei a non farla uscire??

Si accettano suggerimenti.. Ora vado, Lei si sta svegliando, è stata una nottataccia per tutte… ha bisogno di una doccia.





Sciby.

Melancolia

"La Melancolia costituisce l'inizio della Mania e ne è parte integrante [...] Lo sviluppo della Mania rappresenta un peggioramento della Malinconia piuttosto che al passaggio di una patologia differente."
Areteo di Cappadocia.



Bipolarismo. In sostanza di questo si parla già dai tempi di Nerone. Io, da medico di me stessa e grazie all’illuminante intervento di una cugina acquisita, ho deciso che, infondo infondo, un po’ ne sono affetta. Da sempre. Da bambina ad esempio giocavo all’aria aperta e vestivo barbie, ma solo se non non avevo storie da inventare, scriverle in un diario segreto senza lucchetto (perche avevo perso la chiave), cantarle sulle note di filastrocche elementari e disegnarne i personaggi. Immaginazione. Correvo, ovvio, ma al solo scopo di prendere il volo, un giorno. La mia bici era il mio pony, la mia stanza era il mio castello e al mare (un classico) ero una sirena che salvava un cretino di umano che affogava (ma col cacchio che volevo diventare umana!). C’è stato un periodo (breve) in cui avevo deciso che come animale domestico avrei avuto una lumaca. Le avevo costruito una casetta e dato da mangiare i ciclamini di mia madre. Avevo 4 anni (e 5 dita di mia madre stampate sul sedere). Fissavo le persone e mi chiedevo come potesse essere la loro vita, se magari sapessero come farsi ascoltare da una lumaca addomesticata o come mai nonostante avessero le gambe piu lunghe delle mie non riuscissero a camminare solo sulle strisce bianche attraversando la strada. Avevo continuamente spunti per le mie storie, sono figlia di parrucchiera, e a 5 anni riuscivo a leggere e scrivere il mio nome e a capire perché CASA  e SOLE si scrivevano cosi. Alle elementari ero sempre distratta e benché il mio corpo fosse in aula bastava un niente per dare spunto ai miei “raccontini” e li appuntavo mentre la maestra spiegava le divisioni (ecco spiegati i debiti in algebra al liceo). Il primo libro –vero- che ho letto è stato “piccole donne” ovviamente la mia eroina era Jo “Ma –pensavo- non mi sarei mai tagliata i capelli, piuttosto avrei venduto il divano!” Il mio primo alter ego si chiamava Veronica da grande avrebbe fatto la Heather Parisi e avrebbe scritto un libro come “piccole donne”. Poi sono passata alle scuole medie. Odiavo con tutta me stessa le scuole medie: avevo un pessimo rendimento, prendevo note e ho rischiato ogni anno la bocciatura. Quando mi sentivo sopraffare dalla routine degli impreparati e delle tette che non crecevano (sarebbero esplose secoli dopo) andavo in stand-by e diventavo Sarah che da grande avrebbe fatto la parrucchiera a Parigi e avrebbe scritto un libro come “La lettera scarlatta”. Finita la tortura mi si è aperto un universo: il liceo. A quei tempi i miei alter ego si accavallavano. Volevo essere come Meril Streep e scrivere un libro come “la casa degli spiriti”, essere un’ostetrica e scrivere un libro come “lettera a un bambino mai nato”,  ma sarebbe andato bene lo stesso essere come il mio prof di lettere e scrivere un libro come “cime tempestose”, o “il giovane Holden”, o “il signore degli anelli” o forse “lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” o “il modo di Sofia”.. insomma ero ogni volta una persona diversa o forse ero la stessa persona con diverse connotazioni o semplicemente ero un’adolescente. La storia si infittisce con l’avvento dell’era universitaria… li si che ho dato sfogo all’immaginazione. Altro che bipolarismo! Ma questa è un'altra storia.
Tutto ciò serve a dimostrazione che sono sempre stata un soggetto malinconico e con una sola mania: scrivere. La mia malinconia è scaturita dal fatto che io non abbia mai saputo partorire idee degne di tale denominazione, né tantomeno sono mai stata capace di arricchire con particolari significativi piuttosto che intriganti quelle che mi venivano date in dotazione da Gino (il mio cervello). Da qui il circolo vizioso che mi porto dietro da sempre;  vorrei ma non posso, mi piacerebbe ma non ci riesco, quando ho un pensiero mi sembra il piu sensato del mondo ma poi quando lo trascrivo perde inevitabilmente di significato… e via discorrendo.  Ho provato coi giornali locali ma è andata male, ci sto provando col blog ma va peggio. Il fatto è che non riesco ad arrendermi all’idea che questa non sia la mia strada e che forse dovrei semplicemente tenermi la mia vita così com’è… Cacchio però, come glielo spiego alle varie me che si vedevano proiettate in futuri pregni di parole che le ho deluse? Che non sono stata in grado di realizzare il nostro sogno? Non lo so fare. Non lo posso fare. La malinconia mi aiuta a non abbandonare la mia mania, paradossalmente dovrei ringraziarla e smetterla di piangermi addosso, se non l’avessi non avrei nulla di raccontare, neanche le mie depressioni…
Nel frattempo vivo e cerco di non farmi sopraffare dalla sociopatia latente covata da anni di lavoro a contatto col pubblico, mi compiaccio di ciò che ho e tento di accontentare, almeno per quel che posso, le piccole me.

giovedì 12 aprile 2012

Vorrei ma non posso.

Che sia diventata una nerd è appurato. passo il mio trempo tra twitter, facebook, youtube e libri, quando  non sono la commessina perfetta che soddisfa ogni tua richiesta (sissignora è una 42 sballata). Mai ovviamente che sia il famoso libro di spagnolo o la famigerata tesi ad essere presi in considerazione, mai una volta oh, poveracci e cretina me. Comunque tutto questo preambolo è per dirvi che l'altro giorno mentre leggevo uno dei tanti blog che seguo (e che amo infinitamente provando un po di sana invidia per le genialate che inventate) sbatatam ti capito sul post piu cattivo e vero che potessi trovare. Un pugno nello stomaco mi avrebbe fatto meno male, ma era pura verità e mentre annuivo trovandomi in estremo accordo con cio che leggevo, mi sentivo ferita. Si parlava di quanto studiare Lettere ti rovinasse il piacere della lettura fine a se stesso. Io non sono una studentessa di lettere ma di lingue, di letterature ne ho approfondite parecchie, di libri "veri" ne ho letti a go go, quanti libri dimmerda ho letto neanche me lo ricordo, ma il punto non era questo. Lo tsunami di incazzatura della blogger (dio mio come aveva ragione) era che tutti quelli che si aprono un blog lo fanno perche credono di avere un talento, nella scrittura, nella fotografia, nel raccontare vaiggi ecc.. quando nella la maggior parte dei casi ti trovi a leggere, guardare o immaginare cose di cui non sanno nulla o non che tu non riesci a capire perche chi te le propone non sa spiegarle.

Perché dovrei sentirmi presa in causa leggendo ciò? Ovvio, perche inseguo un sogno da quando sono bambina: trasformare in qualcosa di concreto tutto quello che mi gira per la testa, tutte le immagini, tutti i discorsi, le forme e le storie che Gino (ilmio cervello) immagazzina nell'arco della giornata. E NON. CI SONO. MAI. RIUSCITA. Ovvero forse si ma non ho mai eccelso nello spiegarmi a parole scritte (senza l'ausilio di gesti, disegni e quant'altro), non sono mai stata brava nelle fotografie, non parliamo poi della pittura, scultura e qualsiasi cosa riguardi il disegno, ho addirittura una calligrafia pessima!

Insomma lei (la blogger) aveva ragione. Aveva personalmente colpito nel segno in 2 modi:
1- Studiare qualsiasi cosa abbia a che fare con segni grafici, racconti autori ecc fa in modo che qualsiasi cosa tu legga o ascolti stai pur sicuro che ne trarrai un giudizio tecnico -per quanto lo possa essere- e ti sentirai in dovere di dire: quasto libro è scritto male o meno e via discorrendo (per lo meno quaesto è quello che il post mi ha trasmesso)

2- Non avete talento. non ricordo se le parole fossero esattemente queste ma il senso era palesemente quello. Io personalmente so di non essere questa grande penna e mi rendo conto che in giro ci sono tantissime capre che si ritengono Hugo ma è vero che se uno ci crede e non tange agli altri perche non farlo? Alla fine è un po la mia situazione: vorrei, posso perhe internet mi permette questo e altro, ma cazzo mi manca la scintilla, oppure l'ortografia o la grammatica.

Ma come si fa a giudicare se qualcosa sia bello o meno? A parere mio dalle sensazioni: personalmente ho letto libri scritti tipo harmony e che raccontavano storie scontatissime, ho altresì viaggiato con Verne e pianto con le sorelle Brontë, ho immaginato situazioni con Balzac e filosofeggiato con Platone e tutti, sia i libretti che i libroni mi hanno lasciato qualcosa, un po come ogni cosa che leggo sui blog, ogni cosa che voi postate, sia che siano risate, minchiate o capolavori letterari io attingo da esse, mi faccio un esame di coscienza o la mia autostima si alza. In ogni caso mi resta qualcosa.

Ora, il talento non ce l'ho ma la favella non mi manca. e questo sarà l'ennesimo post a restare a commenti 0.

mercoledì 11 aprile 2012

Che fine ha fatto Amanda?


"Considerazioni interiori"
"Ascoltando la voce di Carla Bruni e lasciandomi accompagnare dal suo rilassante suono, ho iniziato a pensare.. Becquer diceva che la poesia è come un’arpa che un padrone distratto ha lasciato in un angolo a impolverarsi e solo se qualcuno va li a suonarla può uscire allo scoperto. Ecco, prendo in prestito questa sua affermazione ma ne cambio il soggetto trasformandolo in “considerazioni interiori”; quelle che faccio io, che mi si accampano dentro rimanendo conficcate in un punto indefinito tra il cervello e lo stomaco, che non è il cuore (inteso come inconscio), ma probabilmente la gola o più precisamente le corde vocali. Rimangono li non potendo uscire perche non trovano il mezzo giusto.  Anzi, non riescono a tradursi in parole, credo non facciano in tempo, appaiono e sfuggono con una velocità quasi spaventosa, e mi resta la stessa sensazione che lasciano i bei sogni, sai che ci sono stati, che ti sono piaciuti, ma li ricordi a grandi linee, vagamente e se dovessi raccontarli ti renderesti conto che non riusciresti a far provare a nessun altro le stesse sensazioni che tu hai provato perché le parole le hanno sminuite…  e immagino tutti quei bei discorsi come le corde dell’arpa, silenziose e caute, con una potenziale forza di incantare, rallegrare, stupire e rattristare, incastrate, impolverate nell’angolo remoto ad attendere qualcuno o qualcosa che le faccia vibrare. Basterebbe solo trovare il modo adatto.
                                                                                       MissAmanda."

Una volta, ma neanche troppo tempo fa, esisteva un alterego fichissimo, era una che aveva idee da gridare al mondo, che leggeva comme vache qui pisse (cit.) che scriveva, anzi, che vomitava parole e sensazioni e che non si faceva intimidire dalla barretta pulsante di word e che vedeva l’ispirazione in ogni cosa, che amava la letteratura e soprattutto che non aveva il terrore di INFOSTUD (e solo gli studenti possono capire di cosa parlo!)che partiva per viaggi meravigliosi e che aveva sempre la digitale in borsa perché “non si sa mai vedo qualcosa di figo e non posso immortalarlo”. Amanda aveva sempre un libro in borsa, e ne comprava altri per piacere o per il terrore che  Gino, il suo cervello, potesse chiudersi nei momenti meno opportuni come un paracadute.  Amanda, senza rendersene conto, ci metteva un attimo a tradurre le sue sensazioni in bit e se non aveva un pc a portata di mano, le annotava ovunque, sui libri che leggeva, con la penna, o sui tovaglioli dell’autogrill o sulle mani andando in giro come una matta cercando qualcosa o qualcuno cui riferirli, cui raccontare cosa avesse visto o cosa provava o perché. Amanda però aveva un grande difetto. Non usciva mai allo scoperto o se lo faceva era solo per le cose belle. Aveva dei limiti. Anzi no. Non se li poneva e a volte faceva cose di cui anche Silvia, che l’aveva creata, si vergognava. Aveva toccato il fondo a un certo punto e tutto ciò che di bello stava creando, si è trasformato in trasgressione e tristezza. Da qui ne sussegui lo schifo più schifoso che una persona possa fare. Da bellissimo personaggio ispirato che era, diventò oscurità e menzogna e aimè prese il sopravvento su Silvia e sulle cose belle di lei e sue. Si trasformò in trasgressione e ciò piaceva anche alla sua creatrice perché “tanto è Amanda, non sono mica io!” Ovviamente non era cosi. Ovviamente Silvia cominciò a vergognarsene e ad avere paura di lei e quindi decise di rinchiuderla nell’hard disc esterno. Aspettando che qualcuno la risvegliasse dopo averla guarita dall’oblio.



Qui entro in scena io. Piove e non c’è energia elettrica. Silvia mi ha incaricato di rispolverare quelle parole, di provare a suonare quell’arpa che Amanda immaginava leggendo Bequer.Insomma arrivo e le dico che bla bla bla, ogni persona sbaglia, è nella natura umana, ma anche che secondo lei non è giusto abbandonare tanta bellezza solo perche puntinata da macchiette insignificanti. E poi Silvia-Amanda= SCIBY. Che poi detto cosi sembra che Silvia sia una donna affetta da schizofrenia latente. Probabilmente sì, ma è anche per questo che è amata.

Ognuno di noi ha un alterego, non è necessariamente una cosa sbagliata. Silvia forse esagera, ne ha troppi, cozzano un po’ tra di loro ma stica. Ci tiene a bada, cosi dice, o facciamo i buoni o ci manda tutti nell’hard disc esterno (brutto posto, ci sono tutti i vampiri e i licantropi americani e quel che è peggio canzoni e immagini dei Tokio Hotel risalenti al 2007 quando sua sorella era una tredicenne). Tutto torna, il passato ti si presenta alla porta e mica bussa sto cafone, te lo trovi davanti un giorno x che stai uscendo di casa per andare a comprare scarpine.  E Silvia da brava personcina a modo lo saluta cortesemente, mica gli si da soddisfazione oh, e impara da lui, lo smacchia e si rimette sui libri, tanto le scarpine stanno sempre lì e lo stipendio, poi, arriva tra una decina di giorni. Amanda fa parte del passato, è stata smacchiata e attingiamo il bello da lei perche Io sono una sua creatura e Silvia ci ha create entrambe (assecondiamo i pazzi su su!!).

Si può sempre ricominciare, si può voltare pagina, esiste il correttore, la gomma da cancellare, omino bianco e chi più ne ha più ne metta. Ma mai e poi mai si deve soffocare se stessi o qualsiasi altra persona viva nella nostra testa.



Fanculo. Mai che un articolo mi venisse cosi lungo.

À bientôt.

venerdì 9 marzo 2012

Sogni d' Irlanda



Immaginate... Il vento, l'odore di sale, il rumore del mare e quella stradina minuscola che ti porta al paese dove puoi comprare il minimo indispensabile che ti occorre per la sopravvivenza, gli ortaggi di Hanna, suo marito Irvin  li coglie direttamente dall'orto dietro casa, il latte, la focaccia e la zuppa dalla signora Doyle, le pile presso l'emporio di Mr O'Ryan e ovviamente la capatina settimanale nella libreria di Sarah, siamo grandi amiche io e lei, mi informa sempre delle novita, di quanto sia bello quel libro piuttosto che un altro, e mi racconta come procede la stesura dei suoi racconti sugli elfi e le fate dei boschi, una addirittura ha il mio nome perche io sono pursempre Silvia, e il mio nome vuol dire colei che vive nei boschi, selvaggia... Mi piace stare qui, mi ci sono trasferita dopo la mia laurea, insieme al mio compagno, eravamo squattrinati e senza meta, ma con due punti ben saldi in testa: noi 2 e l'irlanda. Lui era e tutt'ora è un ottimo pizzaiolo, sta li nel suo locale quel locale che in Italia non è riuscito ad aprire e che qui lo fa sentire realizzato, io che mi divido tra lui e il nostro cottage, la nostra vita e la mia Berta, la mia macchina da scrivere, posizionata sulla scrivania trovate in quella fiera dell'antiquariato insieme al tavolo rustico e alla libreria... sono li, nella mansarda, poste di fronte alla finestra che da sulla scogliera, perche il mare mi ispira, mi riempie la testa di idee crea storie e la Berta le trasforma in parole a ritmo di battute, tatac tatac tatac... e ecco che la sirena salva il marinaio, l'elfa incanta l'uomo e la studentessa di provincia realizza il suo sogno. Tutto è autentico qui, gli odori, i sapori e le sensazioni si rafforzano, un bacio è piu profondo, un sorriso è più vero e la vita, che è piu semplice, dona soddisfazioni ancora piu grandi.

Sarebbe bello...

lunedì 27 febbraio 2012

Vita quotidiana

Lo so, diciamocelo, si spende sempre una qualche parolina cattiva nei confronti delle commesse nei negozi di abbigliamento. Ci urtano perche col loro sorriso affabile vogliono appiopparti per forza qualcosa quando entrando si pensa "A bella voglio solo dare un'occhiata! e invece te le trovi li, stile avvoltoio che ti seguono per riuscire a capire cosa ti dice la testa e cercare di prevenirti.

Da circa 6 mesi sono diventata una commessa. Non mi ha mai sfiorato il pensiero che questo mestiere sia facile, quello no, so di cosa sono capaci le persone, sono stata una cameriera-barista-giocattolaia-dog sitter-ragazza delle ripetizioni-rappresentante di cosmetici e collaboratrice presso una testata giornalistica per molto tempo anche contemporaneamente e sicuramente il tutto mentre preparavo esami all'Università... Ma signori miei ciò con cui hanno a che fare le commesse è verosimilmente fuori dal mondo. Immaginate le scene (io, ovviamente sono la commessa)

SITUAZIONE TIPO A:

Commessa vede entrare una persona in negozio:

Commessa (con grande sorriso): "Buongiorno!"
Cliente (senza alzare lo sguardo): "Sissalvebuongiornononmiservenulladavosolounocchiata."
Commessa (allibita) : "Pregosifigurinoncèdichestavosolosalutando!

SITUAZIONE TIPO B:

Commessa vede entrare adolescenti in negozio:

Commessa: Ciao ragazze!
Ragazze (facce stupite, cosa si fa in questo caso??): "Ciah, scosa, da che taja te partono i CARZONI???"
Commessa (O.O): "38"
Ragazze (cincischiando tra loro): "Cheddici amò, sii provamo???"

SITUAZIONE TIPO C:

Commessa: "Salve!"
Cliente: "Dove sono gli abiti in saldo?"

Gente, questi sono solo alcuni dei piccoli drammi che si consumano in quel mondo, perche se si deve entrare in un negozio basta salutare, so che non ce ne puo fregare di meno del fatto che il principale mette il contapersone sulla porta e che quindi tu, ragazzina squattrinata (oh lo fui fortemente anche io!) e tutto il gruppo di amiche che ti porti dietro legato per mano come uno scooby doo, se non devi comprare nulla, entra una sola volta, stai un'ora ma non fare avanti e dietro!! c'è gente, qui che lavora col budget e se entri 3 volte e siete in 15 io devo farti spendere qualcosa altrimenti son cazzi per me. Oppure tu, ragazza che hai appena percepito lo stipendio, fatti aiutare a scegliere un jeans piuttosto che un altro! E ancora tu, donna, non voglio rubarti la carta di credito, voglio solo salutarti! Eccheccazzo! In fondo state entrando nel mio territorio e io devo fare il mio lavoro. Non siete tanto fighe da potervi urtare. Altrimenti andate da Zara, d Bershka o da H&M,  li nessuno vi rompera le scatole ne vi saluterà e voi potrete provarvi tutto senza che una povera disperata come me cerchi di arrivare a fine mese cercando di non abbassare il budget!

venerdì 24 febbraio 2012

crea nuovo post.

E' una cosa strana in effetti. Arrivare a 28 anni e ragionare sui propri trascorsi. Solitamente ti vengono in mente tutte quelle risate al liceo, le estati con gli amici al mare, gli amori e i progetti di vita dei quali discutevi con le amiche... Saremmo state tutte donne d'affari, una nella moda, una nella scrittura e un'altra sarebbe stata un'hostess o una traduttrice... Insomma l'importante era viaggiare, conoscere gente nuova, incontrarci una volta ogni tanto nelle nostre nuove città (io ero sempre ubicata a Parigi) per passare un week end insieme, andare a teatro a ai concerti delle nostre band rock preferite e nel frattempo fare un aperitivo nella City. oh non dimentichiamo New York, che con la nostra amica hostess-traduttrice sarebbe diventata una meta facilissima da raggiungere... Tre cosmopolite.Il bello di quel periodo era l'incoscienza di pensare che tutto il mondo era nelle nostre mani (noi che su internet cercavamo i testi delle canzoni e chattavamo -tra di noi poi- su c6). Noi eravamo realmente proiettate in quel mondo di aeroporti, cosmetici, tailleur di Chanel e Manolo Blahnik ai piedi.. Eravamo tre liceali con la testa piena di sogni.

A parte il fatto che siamo ancora in Italia, che nessuna di noi tre è divantata ciò che sperava e che stiamo sempre dietro all'amore e agli uomini dai quali pretendiamo sempre troppo, alle scarpe e ai vestiti, siamo ancora insieme, siamo una sorta di Sex & the City senza l'avvocato ma di provincia.

mercoledì 22 febbraio 2012

La difficile situazione dei capelli mossi.

La scelta della spuma per i capelli è una cosa ponderata attenta e soprattutto ardua. Devi trovarne una adatta a te e la cosa è verosimilmente impossible. è inutile usare quella che la tua amica ritiene "fenomenale" perche lei non ha i tuoi stessi capelli, i suoi sono tanti, ondulati e accondiscententi con ogni tipo di piega. io per esempio devo usarne una che si trova solo nei fornitori per parrucchieri e neanche in tutti, perche i miei, di capelli, sono fini, e di un mosso indefinito. cioè, nel momente in cui la  loro lunghezza supera i 10cm la durata dei boccoli si riduce in maniera proporzionale al tempo che passa. Oggi la mia spuma, in vendita alla modica cifra di 11 euro, non era disponibile dal fornitore indi per cui scatta la sostituzione dopo vari accoramenti e disperazioni (e tentativi di corrompere la commessa per far si che controllasse per l'ennesima volta in magazzino). Ragazzi, non è un gioco, ne va della possibilita di sembrare uno shitzu appena uscito dalla toeletta. ma siamo speranzosi anche perche scegliendo la concorrenza abbiamo risparmiato e, anche se la cosa non ci convince, dobbiamo dare una possibilita a tutti, anche alle spume che promettono capelli alla Esmeralda.

E' la tua unica possibilità, nuova spuma. Non sprecarla.

martedì 21 febbraio 2012

La seconda volta non si scorda mai.

Insomma, anni fa, come alcune mie colleghe di università, tenevo un blog. Era un blog molto cinico, minimal, che parlava quasi solo di libri, cinema e musica. L'ho chiuso tempo fa, ma non nego di aver stampato ogni singolo post, ogni immagine e di riguardarli e rileggerli ogni tanto, era la mia creazione, ne ero fiera, volevo diventare una giornalista, di quelle che girano il mondo e fanno reportage, di quelle che insultano velatamente e con grazia i capi di stato dementi, di quelle che intervistano le scrittrici, di quelle che scrivono. era scritto bene, ma non era studiato. Scrivevo. Perche quello era il mio scopo nella vita: le parole.

Poi, come sempre, la vita cambia, la passione non paga e tu non hai tutto quel talento che credevi, hai solo molta fantasia ma anche delle scadenze e sei fuori corso. Troppo fuori corso, una sfigata insomma.

Allora ecco li che azzeri tutto e ti metti a fare la commessa, ma continui a sognare e a cercare di fare, per quanto ti è possibile, quello che ti piace tanto.

Scrivere.

Perche c'è sempre qualcosa da dire, da inventare, ci sono sempre quelle immagini che ti rimangono incastrate tra lo stomaco e la testa, ma non riesci a raccontarle perché si fermano in gola, o sulla punta delle dita e quindi non riesci a pronunciarle o a digitarle.

Questa è la mia seconda volta ufficiale (di quelle ufficiose ne parlerò. Forse.) Spero di non regalarmi un'altra delusione.