martedì 25 settembre 2012

Il mio solito culo.


The answer, my friend, is blowin in the wind... The answer is blowin in the wind.
 Mio caro Bob, la conosci la rosa dei venti? No perché io probabilmente non ho capito di che vento si tratta. Devo rivolgermi a nord e farmi prendere una pleurite ascoltando la tramontana o a sud e svegliare i reumatismi aspettando lo scirocco? Avresti anche potuto essere un po' più chiaro non ti pare? Di venti ce ne sono tanti: grecale, libeccio, maestrale, bora... Inoltre, devo andare in America e consultarmi con uno dei suoi venti o sette anni in Tibet e studiare i suoi o basta la corrente che si forma quando lasci porte e finestre aperte in casa? Si, ok, il vento arriva ovunque e secondo te dovrebbe poter in qualche modo essere a conoscenza delle risposte dei grandi perché che affliggono gli uomini da sempre. Dovrei saper ascoltare? Sono io il problema? No perché a un certo punto uno si stanca di essere pieno di quesiti spacca cervello senza avere la benché minima ombra di un indizio di risposta. Tipo: perché sono accidiosa? Dei sette peccati capitali, non poteva capitarmene uno un po' più figo? Tipo per venire in incontro alla tua teoria del vento, non potevo essere lussuriosa così da capitare nel girone adatto e essere spazzata a destra e sinistra da un uragano?? No. Io sarò costretta a correre dietro uno stendardo di un colore indefinito e decisamente fuori moda per tutta l'eternità senza sapere il perché. Praticamente le risposte sono fuori per strada e io vivo in un angolo riparato con aria condizionata.. Il mio solito culo.

lunedì 24 settembre 2012

umori discordanti

Questa è una cosa che ho scritto circa 2 settimane fa. L'ho appuntata sull'ipod e poi l'ho lasciata li. Credo descriva appieno la mia lunaticità non che lo schifo nei confronti della società.



Da grande voglio fare l'osservatrice. Nulla a che vedere con l'amazza vampiri ne con i cacciatori di talenti, io voglio osservare e fare tesoro di quello che vedo. Che poi e una cosa che ho sempre fatto fin da bambina, osservare cose e persone, immaginare le loro vite o funzioni al di fuori di quel momento specifico, come ogni loro espressione o azione potesse modificare una situazione o addirittura l'interlocutore o semplicemente un'altra persona che in quel momento si trovava ad osservarli. Come adesso del resto. Sono seduta su una panchina, in un parco, e osservo: tredicenni in amore, amanti della fotografia, coppie consolidate, fidanzatini che si scambiano sguardi amorosi che eloquiscono pensieri tanto importanti quanto effimeri, il cane che chiuso nel recinto corre spensierato godendosi quel barlume di finta libertà e di rimando un piccione osserva la scena appollaiato sul ramo di un platano per poi darla in barba al quadrupede e volare via... 

Volare via, spiegare le ali, aprire il paracadute, mettere in moto il cervello, correre velocissimi e non curarsi del vento che scansa i capelli dalle orecchie. Lasciarsi andare alla vita e VIVERLA appieno. Questo voglio imparare dalle mie osservazioni. Come si vive e come si affronta l'esistenza. Oppure arrivare a capire perché le persone non si lavano le ascelle porca miseriaccia lurida!!!!! Oppure perché mi rompono i coglioni mentre tento di scrivere qualcosa di sensato manmaggia il clero pervertito!!! Quanto mi fate incazzare masse informi di ciccia molliccia
Sostenuta da scheletri sbriciolati e crani talmente vuoti che potrebbero essere occupati coattamente da primati circensi dediti a sodomia e autoerotismo secrazionLe che allo stato della vostra vergognosa demenza potrebbe solo disinfettare le vostre schifosissime pareti cerebrali. Io vi odio non siete altro che carne da macello siete la vergogna del vostro genere stesso siete la sottospecie di voi stessi e meritate le vostre carni flaccide le vostre carie e l'odio incontrastato di dio onnipotente. Siete il frutto di un clistere fatto ad un elefante indiano. Siete la cacca di un chiwawa californiano pestata da un obeso capitalista politico statunitense. Manco le mosche vi si posano sopra. Fate troppo schifo. Usate gli avverbi con la convinzione di sembrare più intelligenti e invece allungate una zuppa già pregna di niente. Lo schifo di voi stessi. Non meritate neanche di essere ricordati. L'oblio e l'angoscia senza fine vi meritate. Vivete per ovviare alle aspettative di individui più meschini di voi e date un senso a schifosi agglomerati di rumori insulsi messi insieme da pseudo musicisti. Siete spettatori ignoranti di un quadro post moderno in cui millantate di vedere un significato profondo. Non meritate di aver vissuto la spensieratezza fanciullesca che vi e stata tanto generosamente regalata e che avete sprecato allenando i pollici su consolle che hanno infradiciato le vostre anime un tempo docili.. Vivete col terrore di apparire e non godete della bellezza di una nuvola o dei mille verdi delle foglie degli alberi. Sbadigliate di noia ma il vostro cervello non ossigena e non ve ne rendete neanche conto. Meritate le vostre vite piatte e le vostre inevitabili morti accidiose. E io odio me stessa più di quanto odi voi per il solo motivo di darvi a questa importanza..

Devo segnarmi in palestra.

lunedì 10 settembre 2012

l'eleganza della tartaruga.

Ho una tartaruga. Avete presente quei carinissimi piccoli ovali verde bottiglia tutti arroccati su un pezzo di sughero in un acqua terrario nei negozi di animali? Ma si proprio quelle che ti vendono a dieci euro l'una e tu pensi "maccheccariiinaa ne voglio una" e poi ti ci vogliono altre cento euro per comprare: vaschetta, sasso per farla tuffare, mangime, vitamine, filtro per il ricircolo dell'acqua, palmetta in plastica perché è figa, sassolini per ravvivare l'ambiente e finto pesce per farle compagnia?? Ecco proprio quella. Io ne comprai due. Tarta e Ruga, un classico. Tarta era la mia, Ruga era quella del mio ex. Tarta è schiattata dopo neanche 3 mesi, le è preso il raffreddore, la mia tartaruga è morta di raffreddore tra le mie mani (immaginate tutta la depressione e le scene plateali che ne sono derivate, sensi di colpa, terrore del Karma, destino avverso, scenari premonitori...). Ruga è ancora viva. Dalla grossezza della coda si pensa sia maschio. Lo stronzo. Cresce a dismisura, mangia voracemente, tenta l'evasione, fa la cacca subito dopo che gli ho cambiato l'acqua e disdegna i gamberetti essiccati perché è talmente viziato che mangia mazzancolle e alici vere (colpa di mia madre). Del bel colorito verde non gli è rimasto più nulla, ora è marroncino verdastro palude della Luisiana, ha  una faccia da cazzo di quelle chettelodicoaffare e bivacca lanciando sguardi torvi a qualsiasi essere semovente: me, la mia famiglia, i miei cani, la zanzara di turno, il ragno nell'angolo.

Ho una tartaruga maschio e la odio. Non perché sia maschio ma perché vive. Mi rendo conto di imputare troppa importanza al suo modus operandi, è che purtroppo per lui è stato il primo essere che ho guardato in faccia quando ho sfanculizzato l'amore della mia vita, quando mi si è sfasciata la macchina, quando ho compiuto 29 anni e mi sono resa conto che i 20 non sarebbero mai più tornati, quando Rose non ha fatto salire Jack sulla porta, quando apro il frigorifero la mattina e non c'è il latte, quando il latte lo trovo e mi arriva una randellata dietro la nuca perché lo sportello sichiudedasé. In tutti questi casi io mi giro e lui mi sta guardando, coi suoi occhietti socchiusi e la zampa-pinna posteriore sinistra (o destra) messa in un perfetto arabesque. E lo odio. perché lo so che in in quei momenti lui gode della mia sofferenza, perché io so che il raffreddore a Tarta gliel'ha passato lui, perché io so che lui mi odia per averlo separato da tutti i suoi amici ovoidali verdissimi e coccolosi per il solo motivo di alleviare una voglia di maternità che non sarebbe durata molto, perché lui lo sapeva già che avrebbe vissuto in una patetica vaschetta di plexiglas coi sassetti fluorescenti, un pesce finto e la palmetta di plastica (il sasso lo ama, lo stronzo) lui sapeva già che io avrei riversato il mio odio nei confronti dell'umanità intera tutto su di lui. Lui sapeva tutto. Era un ovetto intelligente e menefreghista piuttosto che previdente e per questo l'ho amato sin dal primo momento.
 Lui era come me.

Punto e a capo

Intervalli Regolari.
Ritorno alla vita.
Un week end provvidenziale.
Frasi rubate.
Orecchie da mercante.
Sta scattando l'ora X.
Mojito!!!

Tentativi fallimentari di riorganizzazione psicologico-letteraria. La botta di vita, lo spronamento alla vita, l'abbandono (fittizio?) dell'accidia sentimentale, lavorativa e sociale. Il ritorno al sorriso e il vento tra i capelli. Avevo dimenticato quanto fosse divertente e gratificante il complimento di un uomo e la stima dei genitori, quanto fosse importante l'abbraccio di un'amica o quanto potesse essere amabile rimanere sospesa in acqua e farsi cullare dalle onde. 

A un certo punto Lei scorse un prato, dapprima il suo sguardo fu rapito dalla recinsione, una rete alta apparentemente insormontabile, le sembrava impossibile raggiungere quella meraviglia. Poteva sentire l'odore delle spighe di grano riscaldate dal sole, il profumo della lavanda e riusciva a percepire perfettamente la sensazione di tranquillità che dava il profumo di terra bagnata dalla rugiada del mattino. Ma la rete... quella orribile e interminabile recinzione che la separava da tutta quella meraviglia "la voglio. si disse. Voglio quei profumi, quei colori, quella Vita..." e cosi iniziò a camminare intorno alla barriera, la sfiorava con la mano cercando un punto debole, voleva, doveva entrare in quel giardino. Sentiva le parole di sua madre nella testa che continuavano a ripetere "la perseveranza è la dote della vita, se vuoi una cosa devi fare di tutto per ottenerla, un rimorso è piu doloroso di un rimpianto" e Lei perseverava, cercava disperatamente il punto debole del suo ostacolo e lo trovò. Una piccola crepa, un anello mancante, una falla quasi impercettibile.. una spaccatura che le permise di entrare. Una volta dentro tutti i suoi perché si affievolirono. Tolse le scarpe e permise alla terra umida di baciarle i piedi, alle spighe di grano di carezzarle i fianchi, ai papaveri di solleticarle i palmi delle mani e alle lavande di abbracciarla. Respirava, catturava a pieni polmoni tutti i profumi che poteva, li teneva un po dentro di se e poi li ridonava al vento... liberi... Dio come amava trovarsi li, sdraiarsi e accoccolarsi in quel paradiso, ascoltare i suoni della natura e sentirsi finalmente in Pace..

Sono testarda. Lunatica. Piena di vita. Amorfa. Sono un mix. Sono un prato di campagna.

Di notte, il momento più buio è quello immediatamente precedente al sorgere del sole. 

La Sciby.