giovedì 6 marzo 2014

Doggie Bag



Qualche tempo fa, forse settembre, forse prima.
Dice Madre: dice ha chiamato tale cugino dalla Puglia dice la figlia maggiore si sposa, dice siamo invitati. Tutti.                                                                                                                                                                                   
Dico Io, dico: Madre ti hanno detto perché?                                                                                                               
Dice Madre: perché si amano, dice, non sono tutti cinici come te!                                                                      
Dico Io:  resto zitta.                                                                                                                                                                 
Penso.                                                                                                                                                                                        
Penso..                                                                                                                                                                                     
Penso…                                                                                                                                                                            
Dico: Andiamo, tutti!                                                                                                                                                     
 Dice Sorella: mi prendo i giorni a lavoro!                                                                                                                   
Dice Sorellina: salto due giorni di scuola!                                                                                                                  
Dice Madre: Ottima idea, chiamo! (È felice)                                                                                                                      
 Esclamo io: doggie bag!                                                                                                                                                      
 Dicono Madre, Sorella e Sorellina: zitte.                                                                                                                                                      
 Dice Padre: ok!                                                                                                                                                                      
 Pensa Padre: e io pago.

Organizzazione:
Dice che ti metti , che ti porti dico, sono solo tre giorni e uno è sarà quello del matrimonio. Dice cosa indosserai? Dico bo. Dice sarà a fine ottobre, dico ci vogliono le calze, dice pantaloni? Dico bo. Dice gonna? 
Dico bo. 
Sorelle rinunciano sospirando                                                                                                                   

Penso io: sarà una bella esperienza, penso. Sono anni che non si fa un viaggio tutta la famiglia (ricordi) tutti insieme. Penso sarà bello, penso. E poi Doggie Bag.
Osservo: valigie, macchina, sveglia presto, sonno, tutti pronti? Si! Dice Sorellina: perché io al centro? Dice Sorella: quando ci fermeremo per una pausa faremo cambio, penso io: non accadrà. Lo pensa anche Sorellina.
Durante il viaggio osservo, ascolto, guardo, penso. Mi godo l’Italia che si trasforma, prima il mare, poi la campagna, poi gli Appennini, poi il versante adriatico, ma il mare è lontano, poi padre mette gli ABBA e tutti cantiamo  (Doggie bag) poi pausa colazione in autogrill. Penso: spero il cappuccino sia buono. Osservo la ma famiglia, sorridiamo tutti. Padre e Madre tornano indietro nel tempo e ci vedono bambine. Sorridono. Mi commuovo (Doggie bag!). Il cappuccino non è dei migliori e il cornetto sembra di cartone ma tutti intorno emanano energia positiva, anche sorella che pensa di non essere in forma perfetta, ma come sempre è bellissima.                                                                                                                                                                                    
Penso io: non potevo avere idea migliore.
Giorno 1:
Arrivo: Puglia. Mattino.
Odori, colori, sapori, risate, pranzo, incontri, passeggiate, campagna, risate (risate!), abbracci e io abbraccio, sorrido ancora. Sono felice. Respiro. I fiori odorano di fiori, la terra rossa, l’orto del parente, l’invito a pranzo della cugina, la sua famiglia, la bambina di tre anni che è la risposta umana a shazam (provare per credere, adoro!), formaggio fatto in casa, risate, senso della famiglia. Osservo: Padre e Madre sorridono con gli occhi quando raccontano come siamo partiti tutti insieme, sorelle radiose, io mangio e mi godo lo spettacolo. Doggie bag!                                                                                                                                           
 Penso: sto bene.                                                                                                                                                            
Dicono: Riposiamoci un po’ poi ci facciamo una passeggiata e poi a cena dal cugino padre della sposa. Penso: ok, regolati ché domani hai un vestito in cui entrare, gli sguardi della mia famiglia dicono lo stesso. Sorrido. E poi è carne dal sapore di carne, verdura dal sapore di verdura, mozzarella dal sapore di mozzarella, ancora risate.                                                                                                                                                                                
 Dice cugina: dice tu non ti sposi?                                                                                                                                             
Dico Io: no, dico, io mangio. Tutti ridono, penso io: uff… salva.                                                                                         
Osservo: famiglia, valori, piccole liti, nuovi nati, risate, una neonata vomita, cacchio, penso io, che getto! Le hanno fatto il vaccino mi informano, povera neonata penso, domani starà meglio mi dice la neomamma, quindi stanotte non dormi le rispondo col pensiero io. Ma sono felici anche loro: la neomamma, il neopapà, la neonata.

 E sorrido. Doggie bag.

È ora di andare a dormire dice Padre, domani sarà una bella giornata, tutti sorridono e il padre della sposa è radioso e stanco e senza più un soldo, ma è felice. La Madre della sposa pure. Padre e Madre sorridono. Io sorrido. Li guardo, contrariamente al passato ora non credo di essere tipa da matrimonio ergo non gli provocherò mai quel sorriso. Ma forse le mie sorelle… forse. 
Siamo stanchi, dico. È ora di dormire.

Giorno 2:

Il Matrimonio:
Altra sveglia presto. Siamo in cinque e dobbiamo prepararci tutti. Padre prepara la colazione. Vorrei godermi la mattina presto in campagna, penso. E quindi esco. Passeggio nel giardino, mi avventuro per cercare l’orto e un gatto mi fa compagnia. All’interno ascolto la mia famiglia prepararsi all’evento, immagino mio padre leggere il giornale e mia madre chiedere alle mie sorelle consigli su questa o quella collana. Spettatrice dello spettacolo che ho contribuito a inscenare, guardo l’azione come in un film muto, pigolii e muggiti lontani e il miagolio del mio compagno di avventura come sottofondo. Odori di natura e di benessere mi coccolano e il sole tiepido e  timido dietro la foschia mattutina mi scalda. Penso io: è il paradiso, penso. Un posto dove la vita non è reale, dove a problemi, depressioni e tempo che passa non è possibile entrare. 
E sorrido. Doggie Bag

Due ore dopo eccoci lì, come tradizione vuole, in casa della sposa; foto, sorrisi, stress, estetiste, parrucchiere, fiori, foto, che viso particolare mi viene detto, io e sorelle sorridenti, foto, io che mangio i confetti, cugina che mi rapisce e mi chiede aiuto per taglio del nastro, organizzazione dei paggetti e tutti giù ad aspettare la sposa. Bella, raggiante e rilassata. Lei. Tutt’intorno sorrisi, più o meno sinceri, il mio lo è.

Ma lo sposo… lo sposo meriterebbe un trattato a parte. Sempre. Sti maschietti tanto gaggi più o meno attaccati alle gonne di mammà (un po’ come noi femminucce ai sorrisi del babbo) che tu gli chiedi lì su due piedi: strizza? E loro: naaaa macché.. E poi lei entra. E succede la magia. Ogni volta. Negli occhi di lui. E questo in particolare di lui mi ha fatto sciogliere il make up. Vestito di tutto punto con tanto di cilindro e bastone pomellato, tutto accessoriato di sorriso fiero e finta tranquillità, si gira verso l’entrata e la vede. È un lampo: lei gli sorride che pure sotto al velo emanava amore e lui immobile e se non avesse avuto quel bastone forse sarebbe caduto. E i suoi occhi in un attimo si sono riempiti. Di amore, di bellezza, di lacrime, di felicità di paura e di curiosità. Niente scenette preparate, solo  “ciao amore” e mano nella mano hanno iniziato la loro vita insieme. Non finirò mai di ringraziarli per quella scena. La mia doggie bag preferita.

 Penso io:l’Amore in tutte le sue sfumature è cosi meraviglioso,così sofferente, così buio, così accecante, così rilassante, così frenetico, così estemporaneo e reale che affascina tutti, anche una cinica estremamente romantica come me. Doggie Bag.
Rifletto. Il viaggio, tornare bambine, ricordi di quando ero ancora figlia unica e di quanto sia innamorata delle mie sorelle, di quando le ringraziavo per essere finalmente nate e venute da me, di essere le mie amiche migliori e le mie compagne di gioco, di essere le mie incazzature perché “Smettila di rubarmi i vestiti!”, di vederle cianciare tra loro e chiedermi consigli, di guardarle e immaginarle ancora bambine con gli occhi trasparenti e sussurrargli “ve lo insegno io il mondo, ve lo dico io quanto fa male l’amore e quanto sia meraviglioso amare, vi proteggo io”. Le mie Donne. E poi ancora l’auto che va, scivola sul serpente d’asfalto. Siamo sempre noi cinque, solo più vecchi. I miei genitori, che sopportano il mio carattere, dovrei dirglielo che li amo, ma è una cosa talmente forte che fa paura.
 E non lo dico.
Ho tutto quello di cui ho bisogno, tranne la libertà di godermelo, tranne la possibilità di rinchiuderlo in una bolla riparato dal mondo.

“…Penserei volentieri ad altro. Ma so che devo tentare di scrivere ogni cosa finché rimane ancora in me una traccia del bambino che ero.”
Jostein Gaarder “L’enigma del solitario”