lunedì 27 febbraio 2012

Vita quotidiana

Lo so, diciamocelo, si spende sempre una qualche parolina cattiva nei confronti delle commesse nei negozi di abbigliamento. Ci urtano perche col loro sorriso affabile vogliono appiopparti per forza qualcosa quando entrando si pensa "A bella voglio solo dare un'occhiata! e invece te le trovi li, stile avvoltoio che ti seguono per riuscire a capire cosa ti dice la testa e cercare di prevenirti.

Da circa 6 mesi sono diventata una commessa. Non mi ha mai sfiorato il pensiero che questo mestiere sia facile, quello no, so di cosa sono capaci le persone, sono stata una cameriera-barista-giocattolaia-dog sitter-ragazza delle ripetizioni-rappresentante di cosmetici e collaboratrice presso una testata giornalistica per molto tempo anche contemporaneamente e sicuramente il tutto mentre preparavo esami all'Università... Ma signori miei ciò con cui hanno a che fare le commesse è verosimilmente fuori dal mondo. Immaginate le scene (io, ovviamente sono la commessa)

SITUAZIONE TIPO A:

Commessa vede entrare una persona in negozio:

Commessa (con grande sorriso): "Buongiorno!"
Cliente (senza alzare lo sguardo): "Sissalvebuongiornononmiservenulladavosolounocchiata."
Commessa (allibita) : "Pregosifigurinoncèdichestavosolosalutando!

SITUAZIONE TIPO B:

Commessa vede entrare adolescenti in negozio:

Commessa: Ciao ragazze!
Ragazze (facce stupite, cosa si fa in questo caso??): "Ciah, scosa, da che taja te partono i CARZONI???"
Commessa (O.O): "38"
Ragazze (cincischiando tra loro): "Cheddici amò, sii provamo???"

SITUAZIONE TIPO C:

Commessa: "Salve!"
Cliente: "Dove sono gli abiti in saldo?"

Gente, questi sono solo alcuni dei piccoli drammi che si consumano in quel mondo, perche se si deve entrare in un negozio basta salutare, so che non ce ne puo fregare di meno del fatto che il principale mette il contapersone sulla porta e che quindi tu, ragazzina squattrinata (oh lo fui fortemente anche io!) e tutto il gruppo di amiche che ti porti dietro legato per mano come uno scooby doo, se non devi comprare nulla, entra una sola volta, stai un'ora ma non fare avanti e dietro!! c'è gente, qui che lavora col budget e se entri 3 volte e siete in 15 io devo farti spendere qualcosa altrimenti son cazzi per me. Oppure tu, ragazza che hai appena percepito lo stipendio, fatti aiutare a scegliere un jeans piuttosto che un altro! E ancora tu, donna, non voglio rubarti la carta di credito, voglio solo salutarti! Eccheccazzo! In fondo state entrando nel mio territorio e io devo fare il mio lavoro. Non siete tanto fighe da potervi urtare. Altrimenti andate da Zara, d Bershka o da H&M,  li nessuno vi rompera le scatole ne vi saluterà e voi potrete provarvi tutto senza che una povera disperata come me cerchi di arrivare a fine mese cercando di non abbassare il budget!

venerdì 24 febbraio 2012

crea nuovo post.

E' una cosa strana in effetti. Arrivare a 28 anni e ragionare sui propri trascorsi. Solitamente ti vengono in mente tutte quelle risate al liceo, le estati con gli amici al mare, gli amori e i progetti di vita dei quali discutevi con le amiche... Saremmo state tutte donne d'affari, una nella moda, una nella scrittura e un'altra sarebbe stata un'hostess o una traduttrice... Insomma l'importante era viaggiare, conoscere gente nuova, incontrarci una volta ogni tanto nelle nostre nuove città (io ero sempre ubicata a Parigi) per passare un week end insieme, andare a teatro a ai concerti delle nostre band rock preferite e nel frattempo fare un aperitivo nella City. oh non dimentichiamo New York, che con la nostra amica hostess-traduttrice sarebbe diventata una meta facilissima da raggiungere... Tre cosmopolite.Il bello di quel periodo era l'incoscienza di pensare che tutto il mondo era nelle nostre mani (noi che su internet cercavamo i testi delle canzoni e chattavamo -tra di noi poi- su c6). Noi eravamo realmente proiettate in quel mondo di aeroporti, cosmetici, tailleur di Chanel e Manolo Blahnik ai piedi.. Eravamo tre liceali con la testa piena di sogni.

A parte il fatto che siamo ancora in Italia, che nessuna di noi tre è divantata ciò che sperava e che stiamo sempre dietro all'amore e agli uomini dai quali pretendiamo sempre troppo, alle scarpe e ai vestiti, siamo ancora insieme, siamo una sorta di Sex & the City senza l'avvocato ma di provincia.

mercoledì 22 febbraio 2012

La difficile situazione dei capelli mossi.

La scelta della spuma per i capelli è una cosa ponderata attenta e soprattutto ardua. Devi trovarne una adatta a te e la cosa è verosimilmente impossible. è inutile usare quella che la tua amica ritiene "fenomenale" perche lei non ha i tuoi stessi capelli, i suoi sono tanti, ondulati e accondiscententi con ogni tipo di piega. io per esempio devo usarne una che si trova solo nei fornitori per parrucchieri e neanche in tutti, perche i miei, di capelli, sono fini, e di un mosso indefinito. cioè, nel momente in cui la  loro lunghezza supera i 10cm la durata dei boccoli si riduce in maniera proporzionale al tempo che passa. Oggi la mia spuma, in vendita alla modica cifra di 11 euro, non era disponibile dal fornitore indi per cui scatta la sostituzione dopo vari accoramenti e disperazioni (e tentativi di corrompere la commessa per far si che controllasse per l'ennesima volta in magazzino). Ragazzi, non è un gioco, ne va della possibilita di sembrare uno shitzu appena uscito dalla toeletta. ma siamo speranzosi anche perche scegliendo la concorrenza abbiamo risparmiato e, anche se la cosa non ci convince, dobbiamo dare una possibilita a tutti, anche alle spume che promettono capelli alla Esmeralda.

E' la tua unica possibilità, nuova spuma. Non sprecarla.

martedì 21 febbraio 2012

La seconda volta non si scorda mai.

Insomma, anni fa, come alcune mie colleghe di università, tenevo un blog. Era un blog molto cinico, minimal, che parlava quasi solo di libri, cinema e musica. L'ho chiuso tempo fa, ma non nego di aver stampato ogni singolo post, ogni immagine e di riguardarli e rileggerli ogni tanto, era la mia creazione, ne ero fiera, volevo diventare una giornalista, di quelle che girano il mondo e fanno reportage, di quelle che insultano velatamente e con grazia i capi di stato dementi, di quelle che intervistano le scrittrici, di quelle che scrivono. era scritto bene, ma non era studiato. Scrivevo. Perche quello era il mio scopo nella vita: le parole.

Poi, come sempre, la vita cambia, la passione non paga e tu non hai tutto quel talento che credevi, hai solo molta fantasia ma anche delle scadenze e sei fuori corso. Troppo fuori corso, una sfigata insomma.

Allora ecco li che azzeri tutto e ti metti a fare la commessa, ma continui a sognare e a cercare di fare, per quanto ti è possibile, quello che ti piace tanto.

Scrivere.

Perche c'è sempre qualcosa da dire, da inventare, ci sono sempre quelle immagini che ti rimangono incastrate tra lo stomaco e la testa, ma non riesci a raccontarle perché si fermano in gola, o sulla punta delle dita e quindi non riesci a pronunciarle o a digitarle.

Questa è la mia seconda volta ufficiale (di quelle ufficiose ne parlerò. Forse.) Spero di non regalarmi un'altra delusione.